Il progetto vuole ricostruire le peculiarità e le dinamiche storiche dell’industria cinematografica italiana, esplorando i modi di produzione, le memorie del lavoro e le culture imprenditoriali e professionali dal 1949 al 1976. Per farlo, la ricerca intreccia lo studio dei modi di produzione e gli strumenti interpretativi degli studi dedicati alla production culture.
Il progetto PRIN Modi, memorie e culture della produzione cinematografica italiana nasce dalla convinzione di poter rintracciare nel campo della produzione cinematografica uno specifico “Sistema-Italia”. Il “Made in Italy” ad alto contenuto di know-how e di creatività maturato nella seconda metà del Novecento ha nei modi di produzione e nelle culture imprenditoriali e professionali del cinema un oggetto prismatico e innovativo di applicazione di notevole interesse per l’economia, la storia e la cultura italiana contemporanea.
Un tale complesso creativo, produttivo e culturale è osservato lungo un periodo storico, dagli anni Cinquanta ai primi Settanta, tra i più significativi della storia cinematografica nazionale, tuttavia tra i meno approfonditi sul piano industriale e produttivo.
Il 1949 è assunto come termine a quo, l’anno di innesco (la legge sulla cinematografia del 29 dicembre) della ricostruzione del comparto. Tra i Cinquanta e i Sessanta il cinema italiano vive la sua “età dell’oro”, è un periodo caratterizzato da straordinario dinamismo, ravvisabile sia nella sperimentazione di nuove tipologie produttive, sia nell’affacciarsi di nuove realtà produttive, sia ancora per l’uscita dal mercato di protagonisti storici della produzione cinematografica.
La fase di ascesa economica si conclude agli inizi dei Settanta, decennio che obbliga il cinema italiano a riposizionarsi nel contesto mediale: il 1976 rappresenta in questo senso un preciso termine ad quem, essendo l’anno della sentenza della Corte costituzionale (n. 202) che, liberalizzando le trasmissioni via etere, avvia uno stravolgimento dell’assetto massmediologico e produttivo.
Lungo questo periodo, la ricerca ha isolato tre intervalli temporali di particolare interesse: dal 1949 al 1954, periodo che si caratterizza per l’incremento produttivo conseguente alla legge Andreotti e si conclude con la prima delle cicliche crisi attraversate dal cinema italiano; dal 1958 (fine del centrismo) al 1963 (primo governo Moro), periodo coincidente con una fase espansiva e di fioritura qualitativa; infine dal 1971 al 1976, vale a dire l’ultima fase di crescita degli incassi dei film nazionali (SIAE) ma anche di allentamento del controllo statale sulla produzione.
Il progetto abbraccia un’opzione metodologica che integra tra loro due protocolli d’indagine diversi, eppure virtuosamente interrelati: quello riguardante i modi della produzione (il riferimento è qui ai Production Studies) e quello relativo alle culture e alle memorie della produzione e del lavoro (seguendo sollecitazioni provenienti dai Cultural Studies).
Nel primo caso la ricerca indaga le dinamiche che modellano il sistema e le possibili tipologie produttive (nazionali, co-produzioni, compartecipazioni, produzioni indipendenti, cooperative, ecc.), ricostruendo sia la cornice istituzionale ufficiale, sia le prassi concrete, qui includendo gli aspetti non ufficiali o le pratiche non ortodosse, tuttavia condivise (per esempio lo scambio tra mondo economico-industriale e politico; gli interessi implicanti differenti settori industriali, per esempio dell’editoria o dell’edilizia, ecc.).
Nel secondo caso il progetto si focalizza sulla dimensione pratica del lavoro – l’organizzazione del set, i flussi di lavoro, le dinamiche della contrattazione, ecc. In altre parole, vuole indagarne la “dimensione umana” comprendendo quindi le rappresentazioni e le strategie di auto-rappresentazione dei soggetti coinvolti, nella convinzione che i vissuti e la mentalità condivisi dai lavoratori e dagli operatori abbiano svolto un ruolo decisivo all’interno del funzionamento del sistema.
Lungo periodo di riferimento, il progetto segue due interrelate linee di ricerca: i modi della produzione e le culture e memorie della produzione. Percorrerle equivale a restituire, a dare conto della peculiarità e complessità del caso italiano.
Il ricorso a metodologie diverse e complementari, dalla ricerca d’archivio alle digital humanities, dalla microstoria alla storia orale, vuole rendere conto della complessità del caso italiano, del reticolo dei rapporti economici, professionali, istituzionali, così come dei processi sotterranei e invisibili o comunque poco indagati (i fallimenti; la logica di scambio; le prassi opache, ecc.), ricostruendo le reti sociali dell’industria cinematografica nazionale nelle loro mutevoli configurazioni ed evidenziando in modo inedito le caratteristiche del settore come espressione del “Made in Italy”.
Fa parte della strategia della ricerca anche la scelta di approfondire tre quinquenni all’interno del periodo preso in considerazione. L’adozione del quinquennio come unità di misura permette di valutare intervalli di tempo comprensivi dell’intero ciclo di sfruttamento del film, all’epoca quantificabile appunto in un quinquennio. In questo modo si ottimizza la sostenibilità e gestione della ricerca e si agevola l’analisi del sistema produttivo in fasi economiche differenti (ripresa, prosperità e depressione) e al contempo si producono affondi e rilievi attendibili nell’ottica di una ricostruzione degli andamenti sul lungo periodo.
Il progetto metterà a disposizione un ampio spettro di fonti primarie finora inedite o non disponibili (cataloghi, inventari, digitalizzazioni), renderà conto degli esiti attraverso più pubblicazioni e occasioni scientifiche e produrrà testimonianze orali e memorie del lavoro sommerse, trascurate, complementari o alternative.
CATALOGO DIGITALE DEI MODI DI PRODUZIONE DEL CINEMA ITALIANO: si tratta di un ambiente web-based che permetterà, ad accesso libero, ristretto o riservato, la consultazione di infrastrutture della ricerca appositamente realizzate, quali database (il catalogo del fondo coproduzioni del Ministero del Turismo e dello Spettacolo dal 1965 in poi, conservato presso l’Archivio Centrale di Stato), riordini inventariali (Il riordino e inventario analitico dell’Archivio Anica, depositato presso la Cineteca Lucana), complessi di metadati su ampi corpora di periodici e di audiovisivi di interesse per il progetto (con parole chiave, tag, e quindi filtri semantici che consentiranno agli utenti un accesso selettivo ai dati raccolti); periodici di fondamentale importanza per lo studio dei modi, delle memorie e delle culture dell’industria italiana del cinema.
ATLANTE INFOGRAFICO DELLE MEMORIE, IL LAVORO NEL CINEMA ITALIANO: è un ambiente digitale di narrazione visuale e infografica che ospita scenari, cartografie, genealogie, memorie e racconti della produzione del cinema italiano al fine di divulgare una parte degli esiti della ricerca, dall’altro funziona come attrattore di ulteriori testimonianze e narrazioni.
DOCUMENTARIO “MADE IN ITALY”, LA CULTURA DELLA PRODUZIONE CINEMATOGRAFICA ITALIANA: l’infrastruttura produttiva della ricerca realizzerà un prodotto audiovisivo, capace di coniugare il valore storico all’appeal divulgativo. Si tratta di un prodotto finalizzato all’alfabetizzazione ed educazione al “Made in Italy”, per cui si prevede una circolazione nei festival del documentario e, in seguito, una messa a disposizione per l’ambito educativo.
COLLANA EDITORIALE, NUMERI MONOGRAFICI, SEMINARI, CONVEGNI: gli esiti della ricerca saranno pubblicati in una collana editoriale dedicata (“Retroscena”, Marsilio), in speciali di riviste scientifiche e di fascia e in seminari e convegni di interesse nazionale e internazionale su specifici momenti e processi di trasformazione strutturale del sistema e su particolari pratiche marginali o innovative.